lunedì 18 giugno 2007
ANDREA PENZO
1 giugno - 17 luglio 2007
22 giugno: installazione + performance (intervento con Anna Tagliapietra)
[nuove nature morte: cycle # 1]
reportage d'artista:
foto e video di FABIO BORDONE
"Nuove Nature Morte è un progetto che ci ha appassionato molto, parlo al plurale perchè in questo istante il suono delle mie dita che picchiettano sulla tastiera del mac si fonde con quello della voce di Anna Tagliapietra, artista che mi ha succeduto con il suo intervento nonché mia compagna.
Pur essendo apparentemente simili, da un punto di vista concettuale, i nostri lavori in realtà partono da impulsi completamente diversi.
Per quanto mi riguarda, la Natura che ho voluto rappresentare è testimonianza di un vissuto intimo, legato in parte alla mia infanzia ed in parte ad avvenimenti che la mia infanzia ha fatto riaffiorare. La mia Natura quindi è qualcosa di assolutamente soggettivo, non ambientale o sociale: una Natura dell’anima.
Anna invece dice che il suo intervento è nato da una sensazione che una Natura ambientale ha generato in lei. Lei parla di un vuoto, di un’assenza, di un ricordo verde, di qualcosa che è volato via.
Guarda caso però, due punti di partenza così lontani, ci hanno portato a realizzare due lavori che possono essere metafora l’uno dell’altro. Due lavori che, partendo da fonti di ispirazione così differenti, per contingenza, si influenzano reciprocamente. Il mio intervento si conclude dove inizia quello Anna, due opere/racconto contigue che, seppur diverse, non possono vivere l’una senza l’altra, o almeno non possono essere considerate complete l’una senza l’altra. Questo sono i nostri interventi: opere aperte dalle molteplici chiavi di lettura. È solo lo spettatore che sceglie dove collocare il proprio sguardo, perché in questo caso lo può tranquillamente fare.
Inoltre abbiamo eseguito un’azione di contaminazione, prima, e di purificazione, poi, durante la quale luogo e visitatori sono stati bagnati di sangue. Questo scambio di liquidi, oltre a rafforzare i concetti precedentemente espressi, è stato il tentativo di unire le due installazioni in una attraverso una sorta di rito ancestrale, di atto di amore e di dolore. Azione chiaramente illusoria ed utopica, dal momento che ciò sarebbe contro natura del progetto stesso, ed impossibile, se non per lo spazio, senz’altro per il tempo.
In questo modo è finito il mio intervento, ed in questo modo è iniziato quello di Anna: con la testimonianza di ciò che sta accadendo al mondo o più semplicemente dentro di noi.
C’è chi ha detto che il mio lavoro in realtà sono due. Sono consapevole di questo. È vero. Con il mio primo intervento ho cercato di antepormi dei problemi da risolvere successivamente. Nei venti giorni a mia disposizione sono entrato soltanto due volte nel laboratorio/galleria messo a mia disposizione. La prima volta per realizzare l’installazione, la seconda volta per realizzare l’installazione-performance in uno spazio in precedenza sporcato da me stesso. Ho sentito la necessità quindi di essere al pari degli altri artisti, ho in qualche modo rifiutato il foglio bianco che mi è stato dato, o almeno ho voluto sporcarlo prima di lavorarci veramente. Non ho voluto rinunciare alla mia dose di ansia e di frustrazione che un’operazione del genere non può che generare. Oltre a questo, con i miei interventi, ho voluto metter chi mi segue nelle condizioni di dialogare con lo spazio espositivo in modo non semplice ma coraggioso. Chiaramente qualsiasi artista ha la facoltà di distruggere tutto ciò che da me o da altri è stato fatto. Posso comprendere la necessità di dover far tabula rasa e di partire da zero, tuttavia, personalmente vedrei in un’azione di questo tipo l’incapacità di affrontare una prova, per natura, complessa. A mio modo colloco il mio lavoro, e tutti i lavori che di questo progetto fanno parte, all’interno di un contenitore virtuale personale denominato NO WHITE. Da questo momento in poi metterò in questo contenitore tutti gli interventi che si sviluppano in spazi non considerati puri, nei quali quindi le opere possono essere non semplicemente collocate. Con Nuove Nature Morte infatti gli artisti devono effettivamente, e non semplicemente, fare in modo che il loro lavoro si relazioni con l’ambiente complesso e mutevole dello spazio di lavoro ed espositivo. Un’opportunità così rara oggigiorno dove tutto è asettico e minimale. Spero che questo progetto avvicini gli artisti e gli spettatori di vario genere ad un tipo di arte che si potrebbe definire di Massimalismo puro."
(testo di Andrea Penzo e Anna Tagliapietra)
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